La salute, intesa come naturale tendenza all’autoguarigione
L'osteopatia biodinamica si basa sull'ascolto del movimento intrinseco del corpo, che riflette lo stato di salute dei tuoi tessuti. Questo movimento, anche se non visibile dall'esterno, è sempre presente e regolato dal sistema nervoso autonomo. Quando è in equilibrio, il corpo può attivare i suoi processi naturali di guarigione. Con una palpazione delicata e mirata, guido il tuo corpo verso questo stato di bilanciamento, stimolando la sua capacità di autorigenerarsi. È una modalità di trattamento che richiede pazienza e ascolto profondo, ma può portare a risultati sorprendenti.
Come fa esattamente il corpo a migliorarsi da solo? Se ho una tensione muscolare o un'infiammazione, non è meglio fare qualcosa di più diretto, come un massaggio o una terapia fisica?
Il corpo è un sistema straordinariamente intelligente. Quando ci feriamo, ad esempio, sa come guarire da solo, avviando immediatamente processi di riparazione. La biodinamica lavora su un livello più profondo rispetto a un massaggio diretto: aiuta a riequilibrare i sistemi interni senza aumentare lo stress sui tessuti già infiammati. Infatti, in caso di infiammazione, un intervento diretto come un massaggio può peggiorare la situazione, mentre la biodinamica lavora in modo dolce per ridurre l'infiammazione e ripristinare l'equilibrio del corpo senza forzature.
Come fai a percepire questo movimento intrinseco? E come sai che stai realmente aiutando il corpo a guarire e non stai solo aspettando che il problema si risolva da solo?
La percezione del movimento intrinseco richiede anni di pratica e sensibilità. È simile al modo in cui percepiamo il battito cardiaco o il respiro, ma su un livello più sottile e profondo. Quando mi rendo conto che questo movimento si armonizza e diventa più ampio e fluido durante la seduta, so che il tuo corpo sta entrando in uno stato di equilibrio e avviando i processi di guarigione. Non è una semplice attesa: è un intervento mirato, che stimola la capacità del corpo di curarsi da solo. Questo è diverso dal 'lasciare che passi da solo', perché senza il supporto del trattamento, il corpo potrebbe non riuscire a trovare questo equilibrio.
Come posso sapere che il miglioramento che percepisco non sia solo una conseguenza del rilassamento o della mia aspettativa? Non c’è il rischio che l'effetto del trattamento sia solo placebo?
È una domanda giusta. L'effetto placebo è reale in tutte le terapie, ma la biodinamica si distingue perché lavora su processi fisiologici concreti che possono essere percepiti a livello palpatorio da mani esperte. Anche in pazienti scettici, che non si aspettano necessariamente un miglioramento, ho osservato progressi significativi, specialmente in condizioni croniche. La differenza con il semplice rilassamento è che i miglioramenti si verificano nel tempo, spesso 48 ore dopo il trattamento, quando il corpo continua a lavorare su se stesso.
Se parliamo di effetti che si manifestano dopo 48 ore, come puoi sapere se il miglioramento non sia semplicemente dovuto al tempo che passa e non al trattamento stesso?
Capisco la tua preoccupazione, ma il miglioramento non è dovuto solo al passare del tempo. Durante il trattamento, mettiamo in moto dei processi che accelerano e ottimizzano la guarigione. Il corpo è già programmato per ripararsi, ma con la biodinamica gli diamo quel 'supporto extra' per farlo più velocemente e in modo più efficace. Se fosse solo una questione di tempo, non vedremmo miglioramenti così netti e consistenti, soprattutto in pazienti con condizioni croniche che non sono migliorate con altri approcci.
Se non ci sono molte prove scientifiche solide, non è un rischio affidarsi a un trattamento che non è stato rigorosamente testato? Potrei investire tempo e denaro senza la certezza di un risultato concreto.
La ricerca scientifica sulla biodinamica è ancora in fase di sviluppo, è vero, ma i risultati clinici che otteniamo sono molto reali e tangibili. Non si tratta di ignorare la scienza, ma di utilizzare un approccio che va oltre ciò che attualmente possiamo misurare con metodi standard. Molti pazienti con dolori cronici, che non avevano trovato sollievo con altri metodi, hanno ottenuto miglioramenti significativi. La biodinamica è una terapia sicura e priva di controindicazioni, quindi l'unico 'rischio' è investire in un trattamento che potrebbe offrirti un livello di benessere che non hai ancora sperimentato con altre terapie.
Dove nasce l'Osteopatia Biodinamica?
Ci troviamo negli Stati Uniti alla fine del 1800, quando A.T. Still offre al mondo della medicina una visione alternativa creando un nuovo approccio manuale non convenzionale, alla medicina di quell’epoca. La sua visione era incentrata sulle leggi di vita primordiali dell’essere umano, abbinando ad esse il trattamento manuale volto a stimolare processi intrinseci di autocorrezione del corpo, definendo il famoso concetto di “Autoguarigione”. Gli insegnamenti di A.T.Still vennero diffusi nella più antica scuola di Osteopatia al mondo, da lui stesso fondata nel 1892 a Kirksville, nello stato del Missouri. Tale istituzione ad oggi è ancora esistente: la A.T. Still University. Negli anni a seguire, molti allievi si cimentarono nella divulgazione degli insegnamenti dell’Osteopatia Biodinamica, ma solo alcuni furono in grado di cogliere tale filosofia, insegnandola e arricchendola con approfondimenti propri.
I più importanti tra questi furono:
• W.G.Sutherland – che ha elaborato il concetto del trattamento craniale in Osteopatia
• R.E. Becker – il quale notò che la Vita si manifesta come movimento e che la presenza di un movimento totalmente libero, rappresenta la salute. Secondo Becker la vita si effonde con il movimento, e nella Quiete risiede il potere vitale.
Cenni storici
Studi clinici attuali riportano un IRC palpabile di 6-12 cicli al minuto, indipendentemente dal ritmo cardiaco e diaframmatico. Sutherland, negli ultimi 10 anni della sua vita, inizia a descrivere il MRP come mosso da forze esterne, che chiamò “Respiro di Vita”, egli descrive un sistema Poliritmico, ritmi di 2-3 cicli al minuto ed altri ancora più lenti come la “Marea Lunga” di 6 cicli ogni 10 min; queste armoniche sembravano in relazione con la salute del paziente. Quando Sutherland pubblica nel 1938 le sue intuizioni, l’osteopatia sta attraversando un periodo di riduzionismo, molti operatori si focalizzavano solo sugli aspetti meccanici dei principi e della pratica dell’osteopatia. L’osteopata americano James Jealous porta avanti, insieme ad alcuni allievi di Sutherland (R. Becker e R. Fulford), lo studio da lui iniziato negli ultimi anni della sua vita, attingendo il termine Biodinamico dagli studi dell’Embriologo Tedesco Erich Blechsmidt. Nasce così l’Osteopatia Biodinamica in ambito Craniale (OBC).
Concetto di Salute
Nell’Osteopatia Biodinamica viene dato grosso rilievo al concetto di salute, in realtà esso rappresenta un caposaldo dell’Osteopatia sin dai tempi di Still, il quale dava grossa importanza alla salute, intesa come naturale tendenza all’auto guarigione. Il concetto di salute viene ripreso da W. G. Sutherland, soprattutto nella parte finale della sua vita. Nei suoi studi sul “soffio vitale” (fonte innata di salute), Sutherland realizza che il Meccanismo Respiratorio Primario (espressione corporea del soffio di vita) detta i tempi della salute, cioè della guarigione. Per Sutherland Il MRP e la salute sono due momenti di uno stesso tipo di fenomeno. La salute non rappresenta il rovescio della medaglia della malattia, nella malattia e nella disfunzione osteopatica c’è comunque una condizione di salute che continua ad operare. James Jealous, rimase colpito dalle conclusioni dell’embriologo tedesco E. Blechsmidt, capì che egli, senza una conferma palpatoria, doveva aver sperimentato “le forze organizzatrici della Respirazione Primaria al lavoro”. Nel suo libro “L’inizio della vita umana”, Blechsmidt sostiene che esiste una cinetica, una dinamica, una biodinamica nell’evoluzione embrionale che si basa sulla presenza di forze dall’esterno che incidono sull’attività interna. Nel momento in cui si sviluppa la vita c’è bisogno di una sorta di accensione, qualcosa che si accende, e che continua a dettare nell’embrione i tempi di sviluppo. Queste forze embrionali sono molto spesso forze della guarigione, sono quelle forze che dal momento in cui si è sviluppato il SNC continuano ad operare, anche nell’adulto.
Cos'è la Disfunzione Osteopatica?
Le fasce (tessuto connettivo), giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione delle informazioni da un punto all’altro del sistema corporeo. Questa capacità le rende uno strumento indispensabile per la salute dell’individuo, rappresentando un elemento essenziale per il mantenimento dell’omeostasi (equilibrio interno). Tutto questo a condizione però che non ci siano interruzioni della stessa, e che venga garantita una rete di relazioni che ricostruisca l’ unità. Quando questa continuità delle fasce non è garantita (ad esempio in caso di esiti cicatriziali o fibrosi muscolari conseguenti a traumi, malattie, problemi posturali, etc), viene pregiudicata una corretta trasmissione delle informazioni all’interno del sistema corporeo, il quale cercherà di trovare una soluzione a questo buco della comunicazione, in modo da mantenere un equilibrio il più possibile economico. Nasce così la lesione osteopatica, che non sarà mai un evento biomeccanico isolato, ma piuttosto una sorta di disturbo del tutto. Per l’Osteopatia la lesione osteopatica è da considerarsi sempre un tentativo del corpo di mantenere un equilibrio, per l’OBC nella lesione osteopatica è sempre presente una forma di salute che opera. L’OBC, rappresenta un’evoluzione della filosofia Osteopatica, che si allontana dalla “Tecnica”, intesa come lavoro indirizzato alla lesione osteopatica nel tentativo di eliminarla. “La Tecnica” dell’OBC non è tanto rivolta alle lesione osteopatica, quanto piuttosto alla salute che è presente all’interno della stessa lesione. Questo permetterà all’operatore OBC di ricreare una continuità della comunicazione all’interno del sistema del paziente “stato di Neutro”, consentendo alle forze auto regolatrici del paziente di fare il resto, eliminando le lesioni o trasformandole in qualcosa di meno dispendioso per il sistema.
Il Neutro nell'Osteopatia Biodinamica
Il Neutro è alla base di qualsiasi trattamento Osteopatico, lavorare sul neutro significa ottenere una risposta del Sistema Nervoso Autonomo (SNA), verso un equilibrio. Quando si lavora in maniera meccanica locale, l’induzione dei tessuti operata dal terapeuta, porta ad un “Neutro locale” (rilascio locale delle tensioni), cioè la zona sotto le mani del terapeuta si rilassa. Il Neutro in questo caso è conseguente ad affaticamento del SNA, indotto dalla manovra esercitata sui tessuti dall’operatore. L’approccio OBC invece, mira ad ottenere un “Neutro globale” (la parte in lesione uniformizza la sua tensione con quella del resto del corpo). Il Neutro in questo caso è ottenuto grazie ad un bilanciamento del SNA indotto dalla sincronizzazione dell’operatore con i ritmi più lenti della respirazione primaria. Nel trattamento osteopatico classico il Neutro locale conclude la tecnica o il trattamento stesso, i tessuti si rilassano sotto le mani dell’operatore, e la lesione osteopatica “è risolta”. In realtà con il trattamento osteopatico meccanico tradizionale spesso si osserva una recidiva delle lesioni, nel momento in qui si riattiva il SNA. Nel trattamento OBC il Neutro globale rappresenta il punto di partenza del trattamento. Con il SNA bilanciato l’operatore può permettere ai processi auto correttivi di risolvere le lesioni osteopatiche, egli in questo caso non induce, ma rende possibile un processo correttivo intrinseco, che oltre ad essere spesso risolutivo, riduce al minimo le reazioni post-trattamento. Per raggiungere il Neutro globale, l’osteopata Biodinamico deve entrare in sintonia con i ritmi cranio-sacrali più lenti. Per l’OBC, l’IRC (ritmo cranio sacrale di 6-12 cicli al minuto) sarebbe la conseguenza di un’irritazione del SNA, indotta dalla tecnica d’ascolto dell’operatore, troppo focalizzata. Rilevare i poliritmi, richiede all’operatore di aumentare l’attività “afferente” e diminuire quella “efferente”. In altre parole deve enfatizzare la ricezione piuttosto che la trasmissione, l’operatore deve sincronizzare la sua attenzione percependo (la percezione in questo approccio non è tattile ma propriocettiva) la lesione a partire dalla globalità del corpo del paziente, attraverso quella che viene definita dalla OBC “Attenzione divisa”, quando ciò avviene l’operatore avverte i ritmi più lenti ed il segnale si sposta dall’IRC al ritmo di 2,5 ritmi al minuto. “Quando un paziente raggiunge il Neutrale, il sistema nervoso centrale si acquieta (spesso il paziente si addormenta), con il SNC “messo a riposo” l’intera persona (SNC, LCR, tutti gli alti fluidi e tessuti) si fonde nel Corpo Fluido, il movimento nel Corpo Fluido risponde liberamente alla presenza esterna del mondo naturale. L’immagine palpatoria che emerge lavorando con i ritmi lenti è quella di unità fluidica, cioè il MRP non rimane più confinato al cranio ma investe tutto il corpo del paziente, cioè l’intero corpo si comporta come se fosse una singola unità di sostanza vivente.” (Jeauleus).
Valutazione e trattamento
L’operatore, innanzitutto valuta i movimenti dei tessuti e dei fluidi corporei, appoggiando delicatamente le mani (principalmente su cranio, sacro, colonna, caviglie, ventre) e successivamente, cerca di ristabilire un riequilibrio, favorendo le funzioni della linfa, dei liquidi intra ed extra cellulari e ancora cefalo-rachidiani. In questo modo il paziente si riconnette con la sua stessa natura, ovvero con le strutture embriologiche originarie ripercorrendo durante il trattamento le varie tappe di sviluppo delle diverse strutture in modo da avviare un processo di autoguarigione, tramite la riorganizzazione di eventuali disequilibri, che possono aver perturbato l’organismo, in qualsiasi momento recente o remoto.